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Prendi nota sulla mia schiena tatuare una rosa
Prendi nota sulla mia schiena
tatuare una rosa montare il dondolo verde rimasto nello scatolone – non dondola non dondola – cambiare il filtro per la cappa della cucina comprare del vino – rosso – imparare a leggere i fondi nel bicchiere cantare i versi più belli dell’Odissea dal tetto del mio lassù camminare a zig zag lasciare qualcosa a metà senza la colpa di quel che manca – questo sottolinealo che è importante – ma non il dondolo che se non dondola che dondolo è toccarmi con l’indice quando dico che i miei desideri sono un margine nero a lato della vita smascherare quelli con la mascherina perdermi nel sonno comprare una smart tv e imparare a usarla senza leggere il libretto delle istruzioni dare l’anticalcare ai filtri dei rubinetti preparare una zuppa inglese indossare una gonna farmi crescere un cespuglio di capelli ordinare del sushi con l’app masticare una gomma e fare due palloncini uno dentro l’altro dire tout court sa va sans dire dire andiamo in un bistrot e ordiniamo un cordon bleu avere un dejà-vu e trovare … Continua a leggere
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Si son fatte le undici
Oggi è il giorno che ho rotto con il mio passato ho riordinato l’armadio appeso in ordine i miei vestiti ho messo in fila tutte le mie scarpe mi guardano dallo scaffale oggi è il giorno che ho rotto il mio passato – mi sono accorta solo adesso che si son fatte le 11.00
oggi è il giorno che ho rotto il mio passato e adesso sto immobile come un soprammobile lungo l’argine del letto muta come un sasso – io sono un soprammobile o un sasso – e non piango e non mi perdono ma dei contorsionismi voglio fare a meno e delle mie cattive abitudini al massimo volume anche
voglio qualcosa che ancora non so ma lo voglio bianco perfetto nella forma come un cerchio che non si apre e non si chiude senza un prima e un dopo lo voglio che esiste da sempre senza sofferenza nel respiro il miracolo di linee tracciate senza violenza lo voglio che abbia un senso di universale
When you’re gone, The Cranberries
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Rivoluzione Sensibile
Alla fine di questo mese abbandonerò una delle aziende per cui lavoro e mi prenderò del tempo per fare cose mie – studiare fare ricerca guardarmi e scrivermi intorno mi dedicherò alla netnografia alla poesia alla prosa poetica senza punteggiatura alle mie storie che non vanno a finire e mi dedicherò anche alla mia panza che grida aiuto – lo faccio proprio in questo momento di incertezza e di instabilità un po’ perché mi piace il brivido del lancio nel vuoto – la malattia del perfezionista che va sempre a caccia di sfide più alte per misurarsi – e un po’ perché credo che questo sia il momento perfetto per sperimentare approcci nuovi al marketing digitale – trovo assurdo che di fronte a problemi nuovi si continui a rispondere con soluzioni vecchie che andavano bene e manco tanto prima della pandemia – a parte vendere questo e quello cosa possono fare le aziende per le persone? E i social possono ad esempio cominciare ad assolvere a compiti che non erano previsti dalla comunicazione tradizionale? Le aziende non sono anch’esse chiamate … Continua a leggere
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Vorrebbe uscirne ma ha ingoiato la chiave
Vorrebbe uscirne ma ha ingoiato la chiave tutti i giorni il serpente della paura le risale l’esofago fino alla bocca e le si annoda al collo vorrei che potesse sentire il vento tra le dita aperte che suona come tra le canne di un organo da chiesa invece passa ogni giorno a chiedersi perché resta impassibile di fronte al suo felice svolgimento ha una lama conficcata nel petto e due chiodi battuti duri sui fianchi che la costringono a un perimetro di vita
(al sorriso aguzzino mostra il tuo prodigio ferma i suoi parti mostruosi fanne polvere fertile per i fiori della tua corona)
Back to black, Amy Winehouse
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Una volta sì che eri comunista
Ho fatto un sogno e tu eri vecchio ti ho incontrato in cucina a colazione ed eri vecchio davvero non me ne ero accorta non te ne sei accorta perché è invecchiato lentamente così lentamente che era impossibile accorgersene scusami ma è che ho avuto da fare negli ultimi dieci anni c’era da macinare con il lavoro la mia storia d’amore il mutuo di casa e poi tutte quelle cazzo di cose che distraggono
non te lo dico mai che sono felice del mio sangue tra noi non c’è questa confidenza non parliamo mai di sentimenti parliamo di cose da bere e da mangiare parliamo di posti che sarebbe bello visitare parliamo di politica ma poi finiamo sempre per mandarci a quel paese io ti dico una volta sì che eri comunista ma pure il vino diventa aceto e t’arrabbi come mi piace quando t’arrabbi perché è bello impegnarsi a difendere la propria posizione e io posso farti ascoltare tutto quello che ho imparato in questi giorni nei quali tu eri impegnato a invecchiare
in questi giorni nei quali tu eri impegnato … Continua a leggere
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Come solo una donna può farlo
Si guardò alla specchio e lo fece come solo una donna può farlo si spogliò di una cosa alla volta fino all’essenziale l’anima appunto cancellò con forza il rossetto dalle labbra e l’ombreggiatura delle palpebre il golf e la gonna si spogliò anche delle calze nere e del velo sottile della biancheria leccò via il profumo come fanno i gatti quel profumo che usava per confondersi si annusò era buona aspra come la buccia di un arancia tonda ruvida al tatto tirò via la pelle come se fosse la coperta di un letto sfatto i tessuti e il grasso si sciolsero al fuoco succhiò via il sangue dalle vene e strizzò gli organi interni come fossero spugne pregne d’acqua lo scheletro si dissolse nell’acido delle sue lacrime cavò gli occhi dalle caverne e incendiò i suoi capelli da strega come i covoni nei campi di grano cosa era rimasto di lei?
l’essenziale l’anima appunto che l’anima non si spoglia perché non si veste l’anima non ha bisogno di un trucco anche se ti insegnano a farlo e allora dovette strappare da … Continua a leggere
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A Bianca che sta dall’altra parte
Bagno di ferro e fuoco
danza di concavo e convesso
io tutt’intorno a tenerti stretto
quaranta dita per toccarsi
otto labbra per strapparsi
e sono piena di una caccia grossa
corna di cervo
Diana che scocca la sua freccia
e non ringhio
e non mordo
la milza si strizza per l’affanno
le costole si crinano
quando m’abbracci
il pelo della barba uncino tra le clavicole
assedio di braccia e cosce
selva selvatica
dammi un’eco lunga
dammi un alfabeto liquido
dammi un pegno profondo
un innesto di acido desossiribonucleico
doppia banda al contrario
parallela
trascrivimi un ricordo ereditario
e trema l’asse
tremo io
tremi pure tu
Lullaby, The Cure
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Non c’è quello che c’è
Nutrita e poi distrutta fatta a pezzi da un amore carnivoro mi sono raccolta ma manca qualcosa e quel che mi manca è quello che a te avanza
Dopo di te ho fatto l’amore senza l’amore senza spogliarmi senza bocca senza pane e vino senza piacere senza piacermi senza cura in controluce i riccioli delle budella la pancia di fango e un colore scuro come la coda della notte senza un attracco al chiaro di luna
Un vincolo di carne pelle ossa peli e sangue pericoli vivi negli occhi polmoni stretti nella gabbia del torace col sudore ci facevamo il segno della croce e scopare era portare la nostra vita santa in processione m’addormentavo benedetta in un greto umido e andavo nel giorno recitando il mio rosario di attesa perché un vincolo di carne è un fiore che si chiude alla stella del mattino
Quelle che credevo corrispondenze hai detto sulla soglia del caffè un giorno alle 6 io mi sentii mancare e male di ginocchia ero nella tela del ragno velenoso a marcire con le mosche ora facciamo così hai detto dammi … Continua a leggere
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La mia anima d’uomo
La mia anima d’uomo è la cosa che non vuoi
io che dritta allaccio la mia camicia
lasciando gli occhi altrove
di spalle al tuo corpo esausto
al tuo sesso stanco
agli abbracci che ti ho negato
la mia anima d’uomo è la cosa che non vuoi
io che non ti vengo a cercare
e non è per orgoglio
è la mia anima d’uomo che si è dimenticata di te
Girls just want to have fun, Cindy Lauper
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Era furioso il mio femminile
Hanno retto il mondo le mie spalle
prima di chiudersi sul petto e dare riparo al cuore
ho avuto una paura che era paralisi
io avevo mani che non sapevano
gli occhi pesti
puntati come un fucile contro altri occhi
e sparavo cazzo
sparavo per fare centro
per appendere il mio trofeo nella sala da pranzo
era furioso il mio femminile
e non riuscivo a farmi penetrare da nessuna parte
senza che suonasse la sirena del crimine
un divieto d’accesso
un apparato appartato
cervice nebbia
non passava lo schifo
e la puzza di bestia
era furioso il mio femminile
sì che lo era
ma guardami ora
sulle tue ginocchia
ti ho portato tutta la mia pelle
What else is there, Royksopp
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